Siamo un’Associazione no profit nata nel 2017 con base a Milano, siamo tra “quelli che l’Alzheimer è una stagione di vita”,“quelli che la vita è fatta anche di Alzheimer”.
E che si arrabbiano di brutto quando la dignità delle persone viene ignorata o calpestata.
In primis siamo tra quelli che l’Alzheimer lo portano con sé ogni giorno: siamo “imperfetti sconosciuti”. Siamo anche familiari “in servizio attivo”, siamo terapisti, artisti, badanti, medici, professori, giornalisti, attori, musicisti, ricercatori; tante persone, tante associazioni amiche in giro per l’Italia.
Non vogliamo pestare i piedi a nessuno né tanto meno sostituirci ad altri (semmai unirli). Abbiamo il Corriere della Sera come media partner. E Aip (Associazione Italiana di Psicogeriatria) come partner scientifico. E come canta Piero Pelù nella canzone “Il mio corpo che cambia”: siamo “in trasformazione”.
In viaggio insieme. Qualunque sia la direzione, la storia, la provenienza delle persone.
Chi c’è, c’è (anche soltanto con il pensiero): siamo l’Alzheimer Fest.
Mister Alzeimer è un regalo: è il simbolo che Clet Abraham ha creato per l’Alzheimer Fest. Simpatico, buffo, colorato, anche un po’ ribaldo. Con il sorriso di chi ha scelto, stringendo i denti, nonostante tutto, di guardare al lato positivo (o meno negativo) di ogni esperienza (anche la più dura). Che cos’ha di particolare? Anzi: che cosa gli manca?
Ecco, forse avete già indovinato. Al suo, al nostro, Alzeimer Fest manca l’H nel mezzo. Non è un errore. E’ una dimenticanza voluta. Un segno che scordarsi qualcosa, perdere qualche pezzo, rottamare un mare di cellule, non impedisce di vivere.
L’abbiamo chiamata la signora degli orologi: è la protagonista dell’opera che Maurizio Cattelan ha regalato all’Alzheimer Fest. Un dono prezioso, diventato un simbolo. Cattelan è tra i nomi più significativi dell’arte contemporanea. I suoi lavori sono entrati nell’immaginario del nostro tempo.
La sua vecchina a letto, che legge chissà cosa, quelle lancette sfasate fissano (o inseguono) il tempo della demenza? Che cosa legge la signora? Che cosa fa sdraiata in quella stanza? Perché tutti quegli orologi? E che dire delle altre immagini, Il banchetto dei bacati, la signora medicina, Il cervello (con)diviso? Cattelan non risponde con le parole e lascia spazio al mistero.
Per la seconda edizione del Fest, il fotografo Ferdinando Scianna ha donato una serie di sette ritratti appositamente realizzati per Alzheimer Fest 2018.
Ha passato una giornata con sette famiglie, sette vite che si sono lasciate cogliere e fotografare, con coraggio e orgoglio di essere umani.
Shirin Neshat (1957) è un artista iraniana. L’immagine che ha donato come manifesto della seconda edizione dell’Alzheimer Fest è tratta da The Home of My Eyes (La casa dei miei occhi), un gruppo di fotografie caratterizzato da iscrizioni calligrafiche a inchiostro fatte dall’artista ispirate ai versi del poeta azerbaijano-iraniano del dodicesimo secolo Nizami Ganjavi. In essa gli occhi della donna puntano direttamente allo spettatore con disarmante onestà, mentre le mani si abbracciano quasi come per proteggersi, proteggono, creando un momento di autenticità dove il silenzio fa straordinari discorsi.
Ricorde, l’opera sonora di Miscele d’Aria Factory, è il regalo musicale che potete ascoltare QUI. Voci di persone con Alzheimer donate da familiari e terapisti si intrecciano mirabilmente con gli strumenti dei musicisti di Miscele d’Aria. Il risultato è una delizia per le orecchie e per la memoria.
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