Il bandolo delle parole
Mariapia Veladiano con Adesso che ci sei, Francesca Magni con “Non so la notte”, Marco Annicchiarico, Flavio Pagano, etc etc, senza contare lo stuolo di poete e poeti che proveranno a ”fare il verso” all’Alzheimer sotto il portico del Brunelleschi. Scritture per ogni età: Bruno Tognolini, Parole scappate etc. La divina commedia come percorso di cura. Le favole di Monia.

Filosofia
Francesca Rigotti, Roberto Casati, Andrea Bonomi, Alessandro Pagnini: il pensiero si fa racconto vivo e intreccio di possibilità. Casati immagina il “libero Stato di Alzheimer” come un mondo acquatico dove nessuno lascia tracce del proprio passaggio. Rigotti racconta l’ironia della sorte toccata all’autore di un grande libro sull’oblio, Harald Weinrich, che cade egli stesso vittima della dimenticanza e dell’Alzheimer. Bonomi parla di vergogna e malattia, duettando con il suo alter ego “Mister Parky”, mentre Pagnini riflette su cultura e memoria partendo da una illuminazione di Burrhus Skinner: “Cultura è ciò che resta nella memoria quando si è dimenticato tutto”.

L’architettura della cura
Lo storico Franco Cardini e l’architetto Michele de Lucchi aprono il Fest con uno sguardo sul passato e una visione del futuro, partendo dallo straordinario spazio che ci ospiterà per tre giorni. La piazza della Santissima Anniunziata, l’Istituto degli Innocenti. Cardini ci accompagnerà nella Firenze del Quattrocento, nella città dei grandi mercanti e dei bambini abbandonati, dove lungimiranti benefattori incaricano l’orfano Filippo Brunelleschi di progettare il primo “orfanotrofio” d’Europa. Partendo dalla sua esperienza nella realizzazione di un centro diurno per persone affette da Alzheimer, De Lucchi disegnerà davanti ai nostri occhi le strutture e gli ingredienti dell’”abitar fragile” in un mondo dove se si allunga la vita dovrebbe allungarsi anche il benessere: delicatezza, sostenibilità, praticità, inclusione, comunità.   

Il classico e il geriatrico
Donatella Puliga, infaticabile esploratrice di civiltà classiche, ci porta nel passato della cura seguendo il filo di parole miliari: memoria, innocenza, annunciazione. Il suo viaggio tra Roma e l’antica Grecia fino all’arte del Rinascimento si riflette nella condizione degli anziani di oggi, più o meno innocenti e smemorati, più o meno spaventati da quella particolare forma di annunciazione chiamata diagnosi. A fare da specchio al classico ci sarà il geriatrico, anzi il geriatra: nel nostro caso Stefano Serenthà e Renzo Rozzini, che a turno applicheranno quei concetti chiave alla vita di tutti i giorni delle persone affette da demenza. Nelle relazioni di cura innocenti e colpevoli si scambiano i ruoli? Cos’è l’amore senza una memoria condivisa? L’annuncio di una diagnosi è la fine dei sogni?   

Ci siamo
usare testo presentazione

Medici senza camici
The Doctor is in. Tagliando. Alzheimer in parole povere, Airalzh, Soccorriamo il pronto soccorso, incontri regione, incontri puccetti et,

Domiciliarità case di cura etc Familiari e Rsa

Caregiver

Clet Abraham
E’ l’artista che ha disegnato il simbolo dell’Alzheimer fest, quel meraviglioso sgorbio con la risata perenne e le orecchie a punta di freccia. Con Clet, fiorentino di adozione e per vocazione espatriato, domenica giocheremo con i simboli del nostro (dis)orientamento, tra percorsi obbligati e indicazioni date per scontate. Magari per scoprire che non ci sono mai sensi unici lungo il cammino… 

Cosa c’è da ridere
Quando si parla di Alzheimer naturalmente c’è poco da ridere. Eppure chi ha vissuto o vive l’esperienza della demenza, sulla pelle propria o su quella di persone care, sa bene che ci sono momenti, situazioni, sprazzi, cortocircuiti che scatenano la scintilla di una sana risata, o quantomeno di un sorriso imprevisto. Ecco perché torna Cosa c’è da ridere, il format inventato dall’Alzheimer Fest per raccontare il lato tragicomico della faccenda: valvola di sfogo, spazio sorpresa, tonificante ironia. Quest’anno a interpretare sono grandi artisti e grandi amici: Riondino. Hendel. Staino. Marozzi.

Musica, spettacoli, show

Marcello Chiarenza
La Pesca delle Stelle, lo Stagno di Luce, la Luna sulla Terra: la magia delle opere di Marcello Chiarenza illumina e ombreggia il Fest. Artista straordinario, creatore di teatro, poeta della materia e fabbricatore di sogni in punta di dita, Marcello è una parte immancabile della nostra carovana itinerante. Homo faber di cose minuscole e grandiose, burattinaio buono, Chiarenza porterà in scena ciascuno di noi, “costringendoci” a mettere mano alla nostra libertà.

La Basilica della Santissima Annunziata
Una delle chiese più belle di Firenze apre le sue porte al Fest che per tre giorni le fiorisce davanti. Anzi, possiamo dire che nella basilica si apre letteralmente il Fest, venerdì pomeriggio, con una ouverture musicale che prenda la forma e le note di un concerto d’organo. Nel pomeriggio dello stesso giorno una visita guidata ai suoi tesori, una messa dedicata anche alle persone con demenza, lo spazio del Chiostro dei Morti perfettamente indicato per ospitare il racconto della Divina Commedia dantesca come percorso di cura se non di guarigione. Grazie a padre Alessandro Greco e a tutti coloro che rendono viva la Basilica e ci danno ospitalità.

    RINASCI-MENTI
L’ARTE DELLA CURA

Nel cuore di Firenze, in piazza della Santissima Annunziata,
l’tre giorni di incontri e oltre 150 eventi:
cultura, medicina, Alzheimer. Per saperne di più, per non sapersi soli